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Si scrive unipolarsimo, si legge dittatura. Dagli USA a Renzi

Si scrive unipolarsimo, si legge dittatura. Dagli USA a Renzi

Autore: Il Direttore - Emilia Urso Anfuso
Data: 24/05/2015 15:22:41

Quando si parla di unipolarismo, il pensiero corre immediatamente alla dottrina neoconservatrice che pone gli Stati Uniti nella posizione di potenza egemone nei confronti del cosiddetto scacchiere geopolitico mondiale. Condizione venutasi a creare dopo il crollo del muro di Berlino nel 1989 e con la successiva distruzione dell’Unione Sovietica che, di fatto, pose fine al bipolarismo, concretizzatosi per anni attraverso la guerra fredda.

Negli anni successivi, gli Stati Uniti poterono consentirsi di essere superpotenza economica e militare su scala mondiale, e sfruttarono non poco alcuni avvenimenti critici – come l’attacco terroristico dell’11 Settembre 2001 – per dimostrare al mondo intero il proprio potere assoluto. Il fatto che per anni gli USA abbiano portato avanti le cosiddette “Guerre per portare pace e democrazia” nel mondo, dovrebbe aprire un qualche dubbio relativo a certi eventi terroristici capitati proprio in un determinato periodo storico.

Tolta l’ingombrante presenza dell’Unione Sovietica, quale momento migliore per confermare con ogni mezzo - lecito o meno, - chi sia a dominare il mondo? Se quella degli USA è ritenuta la miglior forma di “democrazia” in atto sul pianeta, appare quasi lampante il motivo per cui le nazioni “meno democratiche” attacchino febbrilmente con ogni mezzo la superpotenza statunitense…

Ho utilizzato questo preambolo per spiegare il criterio di unipolarismo che poco tempo fa, in occasione della ‘Den Pobedi’ (Giorno della Vittoria)in Russia, lo stesso Putin ha auspicato possa venire a cessare. Un mondo unipolare significa un mondo assoggettato a un unico potere. In sfregio a qualsivoglia volontà di realizzare un vero piano democratico internazionale.

Un mondo unipolare non permette alcun tipo di dinamica democratica. Ne cancella la speranza. Ne distrugge le fondamenta. Guardando alle situazioni a noi più prossime, basta guardare come all’interno dell’Unione Europea si senta sempre più forte la stretta di un potere sempre più prossimo al criterio unipolare. Le nazioni che ne fanno parte devono seguire un pensiero unico e tralasciare ogni criterio d’identità nazionale. Prima di ogni cosa, è posto il criterio economico, e già questo non permette la realizzazione di politiche democratiche. Poi, senza assolutamente rispettare la storia delle nazioni, s’impongono regole unificanti che servono solo ad appiattire in un’unica realtà un territorio abitato da circa 500 milioni di persone con alle spalle un pregresso storico totalmente dissimile.

Guardando all’Italia , vi è in atto un processo interno atto a sviluppare un regime unipolare che, se verrà realizzato pienamente, giungerà a rendere inapplicabile quel regine democratico che – almeno per ora – compare ancora nell’art. 1 della nostra Costituzione: “L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.”

Repubblica democratica, appunto. Non starò qui per l’ennesima volta a spiegare il concetto di democrazia, vorrei però sottolineare come evidentemente questo criterio si stia dissolvendo nel nostro paese in un periodo storico in cui si affronta il tema della crisi economica legata – per ovvie ragioni – alla crisi dei diritti civili. Ho più volte espresso i miei dubbi sul fatto che la crisi economica internazionale sia stata elaborata a tavolino proprio per consentire la demolizione delle classi medie e la negazione di diritti civili acquisiti in secoli di lotte.

Il governo Renzi sta confezionando una serie di azioni che palesemente sono in netto contrasto con il criterio di democrazia. Le riforme che vengono approvate, sempre poco democraticamente a colpi di fiducia, stanno smontando pezzo per pezzo la possibilità di realizzare una repubblica realmente a regime democratico e, considerando le riforme costituzionali, ciò non può che portarci a riflettere sulle ricadute che queste avranno sul futuro nel nostro paese.

Ciò che sta accadendo, detto in termini molto semplici, è l’azzeramento del criterio di pluralità che è alla base di un sano regime democratico.

La legge elettorale recentemente approvata ad esempio, consentirà un maggior potere di governo a chi verrà nominato alla guida del paese. Attraverso l’Italicum il premier assumerà l’assoluto potere decisionale, si abbatterà la sovranità nazionale nei confronti dell’Europa e  il Parlamento diverrà un mero luogo in cui non si farà altro che ratificare le leggi. Il tutto, nella totale mancanza di controllo che fino ad oggi era proprio delegata al Parlamento.

Tutto ciò dovrebbe spingere l’intera popolazione a manifestare l’assoluto dissenso, e invece – anche a causa della scarsa informazione che viene diffusa attraverso i media nazionali – la maggior parte dei cittadini italiani non stanno comprendendo il livello di gravità che una Legge elettorale come l’Italicum rappresenta nella vita di ognuno di noi.

A breve in sostanza, il capo di governo potrà liberamente decidere della vita di milioni d’italiani senza avere l’intralcio dei controlli fino ad ora determinati dalle discussioni parlamentari. Da brividi.

Non è finita e ne avremo di molto peggiori da sentire (e da subire): recentemente Renzi, intervenendo alla trasmissione “Bersaglio Mobile” su La7 ha dichiarato: «Mi piacerebbe arrivare un giorno al sindacato unico, a una legge sulla rappresentanza sindacale e non più a sigle su sigle su sigle». Un discorso che, in una nazione realmente a regime democratico, sarebbe dovuto essere immediatamente segnalato come attacco alla democrazia e al diritto alla pluralità. Invece, il tutto passa quasi inosservato, con la sola replica delle sigle sindacali che – ovviamente – replicano al premier tacciandolo di voler creare un regime dittatoriale ma nel quasi totale disinteresse di una popolazione troppo affannata ad incazzarsi sterilmente per porre attenzione ai gravi accadimenti che ormai si susseguono di giorno in giorno all’interno della nostra organizzazione nazionale.

Ecco quindi che, dall’unipolarismo egemone statunitense, si passa alle strategie unipolarististe nazionali, che – unite le une alle altre – stanno creando, tassello dopo tassello, un pianeta in cui vige un governo politico globale a regime unico dittatoriale.

Quando oltre dieci anni fa iniziai a scrivere di governo mondiale, Nuovo Ordine Mondiale e strategie unipolarsite, molti ancora ritenevano che fossero “visioni complottistiche” piuttosto che analisi di ciò che stava accadendo già da molti anni a livello internazionale. Questa totale incapacità delle persone ad avere una macro visione degli eventi, persino quando essi vengono puntualmente descritti e dettagliati, ha portato alla realizzazione di metodi governativi sempre più negazionisti delle regole democratiche.

Oggi, le popolazioni non hanno più alcun tipo di mezzo per difendersi da tutto ciò che sta accadendo, anche perché si utilizza ancora in maniera indiscriminata l’arma della propaganda che, per assurdo che possa sembrare, convince sempre una buona parte delle popolazioni che tendono – forse nel tentativo estremo di non voler credere a un tale livello di aberrazione dei diritti civili – a voler ancora sperare che qualcosa di buono prima o poi accadrà e che giungerà il giorno in cui arriverà il salvatore eroe della patria a liberarci tutti dalla crisi economica e dai soprusi.

La speranza si sa, è l’ultima a morire. Ma non ci farà sopravvivere alla totale disgregazione dei diritti umani che a breve sarà l’unico criterio disponibile per tutti a ogni angolo del pianeta. Il sistema politico globale ha già stravinto. E il regime dittatoriale da intangibile è reso ora tangibile e biecamente concreto. Non hanno nemmeno più alcuna necessità di negare l'evidenza. Semplicemente, fanno ciò che hanno deciso. Senza mai alcun intralcio a rendere difficile il percorso. E' la pena eterna che meritano milioni e milioni di persone che da troppo tempo preferiscono essere distratte dagli eventi realmente importanti per la vita di ogni singolo individuo. 

Appiattimento globale, unipolarismo garantito.

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